con Nina Adilardi e Matteo Padula
regia di Francesco Ferramosca
scenografie, disegni e figure di Amelia Sielo
Zio Mondo è una fiaba che narra di Nietta, una bambina che diventa triste perchè la mamma è malata e lei ha paura di perderla. Con grande forza d’animo parte in cerca del Fiore Domani che si dice faccia nascere ogni giorno il giorno dopo e poi l’altro ancora e così via. Chiede aiuto a tutto il mondo, il mondo la protegge l’accoglie e alla fine ottiene l’aiuto desiderato. La sua tenacia viene premiata. La Campagna, il Fiume, il Cielo, la Notte, son tutti “zii” (come i bambini chiamano tutti gli adulti quando entrano in empatia): e sarà questa parentela allargata con tutto ciò che è vivo, e l’aiuto di cinque animaletti dai nomi favolosi e bizzarri, che sembrano inventati, a far sì che Nietta trovi il Fiore sul bordo del giorno Domani, giusto in tempo…
Si gioca e si racconta con attori, immagini e figure tridimensionali tra rima e musica prendendo in prestito fiaba e filastrocche di Bruno Tognolini.
La narrazione teatrale si snoda in una dimensione scenica con attori e figure che si muovono dal vivo in un continuo gioco di trasformazione. Il teatro di figura con il suo fantastico mondo fatto di tante prospettive, angolature e piccoli dettagli, porta a cercare una sintesi visiva del racconto col fine di cogliere la composizione armoniosa delle arti che generano lo spettacolo.
“Le storie, e tra esse soprattutto le fiabe, sono attrezzi di comprensione della vita. Forse, prima ancora che di comprensione, di “avvistamento”. Servono per distinguere la vita, percepirne la forma e nominarla. Come quando guardiamo una congerie incomprensibile di cose, un letto di foglie, le macchie sul muro, le nuvole: non distinguiamo niente, distogliamo lo sguardo. Se però continuiamo a guardare, a un certo punto ci vediamo un animale, e questo in qualche modo ci tranquillizza. “Ecco – diciamo – è un coniglio, è un cammello”. Quell’animale è la “storia” che rende, prima ancora che comprensibile, visibile e poi nominabile quel caos. Il negativo della vita si presenta a grandi e bambini in forme caotiche e insensate, incomprensibili e talora inaffrontabili. Le storie – e le loro avanguardie, le fiabe – danno una forma e dei nomi a questo caos. La vita, con le sue gioie e i suoi mali, acquista forma specchiandosi sullo specchio delle storie. Perciò le prime storie, le fiabe, per specchiare e rendere visibili le prime campate della vita, devono essere specchi lindi e scintillanti.”
Da un’intervista di Silvana Loiero a Bruno Tognolini – Giunti editore